L' OMS, nella dichiarazione di Ottawa,
afferma che ogni intervento sanitario
deve essere fatto in modo da favorire
il benessere della persona
e non semplicemente l’assenza di malattie e infermità.
E Winnicott:
“Saremmo ancora troppo poveri se fossimo solo sani!”.
Platone scriveva già alcuni secoli prima di Cristo che
“l’amore è la facoltà che fa passare dal non essere all’essere!”.
• Di fronte ai troppi giovani in Italia e in tutto il mondo
che attraverso le dipendenze patologiche
vivono la disgregazione e la distruzione,
l’annullamento di sé e la morte (!),
è possibile uscirne fuori senza parlare anche di amore,
forza risanatrice e riarmonizzante della persona,
e vertice di tutte le sue dinamiche spirituali e relazionali?
“Con la scienza e oltre la scienza”
vuol dire che se è necessario
prendersi cura della persona
e dei suoi “funzionamenti” neurobiologici e psicosociali,
è anche necessario
raccordare le “funzioni”
al “fondamento” su cui poggiano.
Curare le funzioni significa anche
riconoscerne il “nucleo centrale”,
ciò che permane nella “soggettività”
oltre le disarmonie e disfunzioni che necessitano di cura.
Capire e decifrare con la scienza
il linguaggio del macrocosmo come del microcosmo
non significa
inglobarne anche il fondamento su cui poggiano.
Oltre la nobilissima opera dell’uomo che è la scienza,
è necessario cogliere l’essenza delle cose,
e niente coglie tale “nucleo” dell’essere di una persona
come l’amore.
Ad esempio: chi è più a contatto
con la realtà essenziale di un essere umano:
chi ne coglie i tratti somatici e chi recepisce quel tanto
che può dedurre di esso con la ragione,
o chi, essendo dotato dell’empatica percezione dell’amore,
percepisce la migliore realtà interiore e unica di esso?
L’amore coglie “dal di dentro”
il nucleo più intimo e più vero della persona
(come la madre col suo bambino!)
percepito come “bellezza”, come “bontà”,
nella sua unicità e integralità.
E’ l’amore che lo percepisce come “bene”,
fonte di appagamento, di simpatia e attrattiva;
come “tu” libero e autonomo,
come “altro da sé”, pur uguale a sé.
Limitarsi al carattere solo “conoscitivo” dell’amore,
significherebbe
non esprimere in modo completo la sua natura.
Schwartz
afferma che:
“l’essenza
dell’amore
è la facoltà
di cogliere in una
percezione unica
il nucleo,
il valore principale
dell’altrui
personalità”.
E Pascal:
“l’amore è una conoscenza del cuore,
un atto con il quale
percepiamo la vera essenza di un’altra persona”.
L’amore certamente ha una
- dimensione interiore spirituale (ontologica)
- e una dimesione relazionale – sociale.
• Se c’è una consapevolezza della migliore psicologia
è l’estrema importanza rivestita dall’amore
nello sviluppo e nell’armonia della personalità
necessaria al raggiungimento della felicità umana.
Maslow
fa presente che per essere indotti
ad approfondire adeguatamente un valore,
bisogna farne personale esperienza,
bisogna abbracciarlo e farlo proprio vitalmente!
Ciò che purtroppo non avviene frequentemente
a proposito dell’amore!
In Comunità parliamo spesso del
processo di “interiorizzazione” dei valori
cioè come può un valore
diventare “centrale”, non marginale,
nella struttura della persona:
solo attivando
l’intelligenza (presa di coscienza),
il cuore (sentimento)
e la volontà (attività),
allora il valore arriva a modificare
ed ispirare in modo incisivo (vitale)
la propria maniera di vivere.
E’ l’impegno quotidiano
del processo educativo
che i giovani svolgono in Comunità.
Tolstoj diceva:
“amare è il compito più duro,
compito che non cessa mai,
da quando ti alzi al mattino
a quando ti corichi la sera.
Ma è anche il compito più consolante…
perché giorno dopo giorno
permette di conseguire soddisfazioni nuove…
che ti si rivelano profonde più tardi,
perché tu sarai amato dagli altri!”.
• Di fronte alle situazioni sociali, famigliari e mondiali di oggi,
ci vuole un supplemento di amore
per rendere l’umanità più ‘umana’,
ma sembra difficile coglierne la presenza:
certamente sappiamo riconoscerlo
quando è presente nelle situazioni
o quando in esse viene a mancare!
In questi 25 anni di esperienza della Comunità in Dialogo
i giovani hanno mostrato non solo di riconoscerlo,
ma di farne esperienza vitale
attraverso le cose più semplici e le più gravi della vita.
Anzi, diventano capaci di parlarne
con una ricchezza di linguaggio, fresco e immediato,
che solo chi lo vive può fare.
In Comunità sono solito dire:
“è una fortuna sentirsi amato,
ma è una disgrazia
non aver imparato ad amare!”.
Alcuni in Comunità
possono essere rimasti, dalle situazioni precedenti,
fisicamente e psichicamente provati,
eppure tali limiti non hanno impedito loro
di esprimere positività
e comunicare la loro parte migliore,
anzi, appaiono non solo sereni, ma anche felici.
Tutto ciò lo attribuiscono
a ‘Qualcosa che è accaduto interiormente’ loro,
a un sentirsi ‘dentro Qualcosa di più Grande’,
e al sentirsi amati!
A ciò attribuiscono lo sprigionarsi in loro
di energie di bellezza, di coraggio,
di novità, di creatività, di amore… di Grandezza!
Mounier richiama
la necessità di fare culturalmente il passaggio
dal “cogito ergo sum” cartesiano all’ “amo ergo sum”,
con la differenza che
nell’atto di amore la persona si coglie
non solo nel suo esistere (cogito),
ma nell’esistere con pienezza! (amo).
Nell’attuare le potenzialità e il valore dell’amore
quindi l’uomo, insieme alla pienezza mai esaurita,
trova anche il Senso al suo vivere!
Bisognerebbe ora ascoltare
le testimonianze di tanti giovani della Comunità:
nessuno meglio di loro sa ciò che li ha distrutti,
quale mentalità e cultura;
come pure nessuno meglio di loro
sa ciò che oggi li fa vivere:
Ascoltarli crea stupore!
E’ necessario infatti tornare a “stupirsi”
come persone, come famiglie, come società:
ciò fa vincere
ogni forma di “riduzionismo” della persona
(o solo orizzontale o solo verticale)
che l’Amore invece armonizza e unisce
come senso e mistero della sua vita.
Gesù diceva:
“quando sarà giunta la mia ora,
capirete Chi io sono, e vedrete la mia Gloria” (Gv):
cioè capirete di cosa è fatto il mio Essere,
cosa gli dà peso e lo fa grande e importante,
quale è la mia Identità:
tutto questo sarà nell’ora della sua donazione libera,
l’ora dell’Amore non condizionato neppure dal male.
E Gesù dice così perché,
come ancora
S. Giovanni afferma:
“Dio è amore!”
• L’Atto “iniziale” della Comunità sta nell’incontro tra
una persona che viveva dell’amore ricevuto da anni
che si trovava ad accogliere un’altra persona (Danilo)
che chiedeva accoglienza e amore,
chiedeva di sentirsi rispettato ed aiutato, di ricevere fiducia:
l’atto iniziale di amore consistette
nell’accogliere l’altro sentendosi uguale
perché entrambi creature fragili, deboli
e per questo fatte “umili”.
In tale incontro si trova
chi apre la casa e cambia il suo programma della giornata,
e chi mette coraggio e fiducia
che qualcosa di nuovo e di positivo ancora può accadere:
l’amore è percepito
come squisitezza e gentilezza reciproca,
come ugualmente umili
e aperti a un desiderio di bene
che faceva reale la speranza
in entrambi i cuori.
Tali energie positive di amore si fanno intima concretezza
e possibile apertura ad un Mistero più grande.
“Amare qualcuno
significa dirgli: ‘Tu non morirai!’.
Amarlo in Cristo è dargli completa resurrezione!” (Marcel)
• L’ Amore, vertice di tutti i valori, produce l’identità
più unica e personale,
in chi accetta e si confronta con la realtà;
Qui l’amore sprigiona
nel modo più personale e inaspettato
la sua creatività:
che affonda le radici nell’Essere di ogni persona.
Le situazioni concrete
(=realtà personale, interpersonale, sociale, ecc)
sono vissute come “appello” all’intelligenza, alla libertà
per esprimere in tali situazioni
la propria risposta di bellezza, verità, bene,
vicinanza, fiducia, stupore, gratitudine, umiltà…!
In altre parole: di amore!
Le più grandi persone della storia
hanno raggiunto una identità
che è il meglio di cui si vanta la storia umana,
incidendo con creatività
nelle loro situazioni personali e storiche:
Luther King nella situazione neri e bianchi
dell’America del 900;
così Mandela nella situazione difficile del Sud Africa
accettando anni di carcere,
Gandhi, Madre Teresa…
...e Gesù, che per milioni di persone
è l’Identità umana dove ognuno può riconoscersi.
E insieme a queste grandi persone
ci sono anche infinite persone,
apparentemente più insignificanti
che pure, col loro vivere quotidiano,
esprimono il “meglio”
del nostro essere ‘umano’
e fanno il tessuto più nobile,
seppur silenzioso,
della nostra Umanità.